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Relazioni e società

Il Buddhismo naturalizzato per gli occidentali può incoraggiare una forma di cattiva coscienza: può dare l’impressione che adottando il Buddhismo limitatamente alle sue pratiche assunte come secolari, si possa essere spirituali senza essere religiosi, laddove senza rendersene conto si è spinti da forze tipicamente religiose.
Ora che i Buddhismi si trovano a confrontarsi con le neuroscienze cognitive e con le altre scienze della natura, nel tentativo di edificare o espandere un edificio di studio della mente e dell’esperienza, sembra vitale sostenere l’indipendenza e la legittimità del pensiero tradizionale buddhista mantenendo distanza e consapevolezza nei confronti del prestigio che l’apparato scientifico detiene nella società occidentale.
A partire dal XIX secolo, il Buddhismo è stato chiamato a rispondere a sfide e opportunità trasversali alle strutture religiose e culturali che lo caratterizzavano nel periodo premoderno.
Un articolo del The Guardian del 2019 afferma che il movimento per la mindfulness è divenuto “la nuova spiritualità capitalista” – “pensiero magico sotto steroidi,” che anziché sovvertire “l’ordine neoliberista”, oggi “serve soltanto a rinvigorire la sua logica distruttiva.”