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Buddhismo scientifico nel XIX secolo

A partire dal XIX secolo, il Buddhismo è stato chiamato a rispondere a sfide e opportunità trasversali alle strutture religiose e culturali che lo caratterizzavano nel periodo premoderno.

di Carlo Carnevale
A partire dal XIX secolo, il Buddhismo è stato chiamato a rispondere a sfide e opportunità trasversali alle strutture religiose e culturali che lo caratterizzavano nel periodo premoderno.
Vengono introdotti modelli di pensiero scientifici e razionalisti, nozioni moderne di democrazia liberale e socialismo, e nuovi modelli di organizzazione economica capitalistica entrano a far parte della vita e del pensiero di buddhisti e non-buddhisti in tutta l’Asia.

Durante il XIX secolo i missionari cristiani hanno imposto la propria presenza in Asia, presumendo il primato della religione cristiana sulla base del progresso tecnico-scientifico della sua civiltà, in pieno slancio coloniale. Ma gli intellettuali buddhisti in Occidente e i movimenti di riforma in Ceylon (oggi Sri Lanka), Vietnam e in Giappone, hanno poi portato queste narrative a un corto circuito, mostrando da angolature differenti come il Buddhismo possa qualificarsi come l’unica world religion genuinamente compatibile con la scienza moderna.

Viene ricalibrato il peso di rituali, devozioni, credenze e pratiche che gli europei avrebbero considerato come superstizione; accentuando piuttosto l’assenza di divinità creatrici; affermando che il Buddhismo si affida all’esperienza empirica e all’intuizione razionale, piuttosto che alla fede; e insistendo sulla natura umana e non divina del Buddha.
Tale formula minimizza gli elementi rituali e metafisici del Buddhismo asiatico tradizionale, enfatizzando la razionalità scientifica a fianco all’esperienza meditativa in prima persona, rendendosi quindi compatibile con la visione positivista del mondo occidentale moderno.

Questa ondata di revisione a cui gli storici si riferiscono con il termine modernismo buddhista (in riferimento all’Occidente, Buddhismo scientifico o Buddhismo naturalizzato) gioca un ruolo fondamentale nella ricezione del Buddhismo in Occidente a partire dal XIX secolo ed esemplifica una forma di Buddhismo che incontra e talvolta incorpora alcune narrative tipicamente moderne – vale a dire narrative che enfatizzano la centralità della ragione individuale, del metodo scientifico, dell’inevitabile marcia verso il progresso, del sospetto di tradizione e autorità tradizionale, e degli impulsi riformisti di Illuminismo e Protestantesimo.

Fonti & Approfondimenti:
D. L. MacMahan, 2004, “Modernity and the Early Discourse of Scientific Buddhism”.
B. Victorya, 2013, D. T. Suzuki Zen and the Nazis, The Asia-Pacific Journal.

In primo piano nei mesi scorsi

Novembre 2023
La profonda fascinazione di Sua Santità nei confronti delle scienze naturali occidentali non ha bisogno di presentazioni. MSA stesso nasce da un suo incoraggiamento a intraprendere quella pista, quel “ponte gentile”, già inaugurato negli anni ‘70 dal dialogo fra Francisco Varela e Sua Santità, poi sbocciato nelle attività di Mind & Life. 
In primo piano novembre 2023
La profonda fascinazione di Sua Santità nei confronti delle scienze naturali occidentali non ha bisogno di presentazioni. MSA stesso nasce da un suo incoraggiamento a intraprendere quella pista, quel “ponte gentile”, già inaugurato negli anni ‘70 dal dialogo fra Francisco Varela e Sua Santità, poi sbocciato nelle attività di Mind & Life. 

Altri elementi in Primo piano

Amy Cohen Varela è presidente del consiglio di amministrazione di Mind & Life Europe ed è stata coinvolta in Mind & Life sin dal suo inizio.
Serme Khen Rinpoche Ghesce Tashi Tsering (nato nel 1958) è abate della Sera Mey Monastic University in India. Dal 1994 al 2018 è stato insegnante buddista tibetano residente al Jamyang Buddhist Center, Londra.
Il Dr. Davidson è professore di psicologia e psichiatria presso l’Università del Wisconsin-Madison e fondatore e direttore del Center for Healthy Minds. È celebre per il suo lavoro rivoluzionario che studia le emozioni e il cervello.
Angelo Gemignani è medico, psichiatra e dottore in psicologia, professore ordinario di neuroscienze all’Università di Pisa, Direttore del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica e Molecolare e Medicina Critica; Direttore del Master in Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative; Direttore della sede di Psicologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.
Ora che i Buddhismi si trovano a confrontarsi con le neuroscienze cognitive e con le altre scienze della natura, nel tentativo di edificare o espandere un edificio di studio della mente e dell’esperienza, sembra vitale sostenere l’indipendenza e la legittimità del pensiero tradizionale buddhista mantenendo distanza e consapevolezza nei confronti del prestigio che l’apparato scientifico detiene nella società occidentale.
A partire dal XIX secolo, il Buddhismo è stato chiamato a rispondere a sfide e opportunità trasversali alle strutture religiose e culturali che lo caratterizzavano nel periodo premoderno.